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Narrazioni e politiche della sostenibilità: dalla hybris all’umiltà

Nell’era della tecnologia ad alta potenza, la consapevolezza dell’insorgere di rischi a livello locale e globale da un lato, e la crisi della certezza e dell’oggettività scientifica nel prevedere e nel gestire tali rischi dall’altro, divengono dunque un’opportunità (necessaria) di ripensare alle pratiche democratiche in senso partecipativo. Nello scenario della sostenibilità, la scienza e la tecnologia non sono dunque le soluzioni, ma sono efficaci strumenti a disposizione dell’agire politico – normativo. Si tratta quindi di implementare nuove strutture politiche e sociali e nuove metodologie per aprire lo spazio pubblico e per democratizzare non soltanto la conoscenza esperta, ma anche le modalità di comunicazione e di fruizione di tale conoscenza. Inoltre, affinché la partecipazione estesa sia efficace, una riflessione organica deve essere dedicata a come creare consapevolezza, come dare voce e potere all’immaginazione, individuale e collettiva, ovvero, in un’accezione della studiosa Sheial Jasanoff, a come ‘dischiudere il potenziale democratico’ della società civile (Jasanoff 2008). Si tratta, in altre parole, di aumentare la capacità di riflettere collettivamente nell’interfaccia tra il piano fattuale, fondato sul “che cosa conosciamo” e il “che cosa possiamo fare”, e quello normativo del “che cosa desideriamo” e “di che cosa abbiamo bisogno”.

A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.





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