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Le caratteristiche fondamentali

Le nostre fonti primarie di energia, il petrolio, il carbone e il gas naturale, non sono rinnovabili, o meglio non si rinnovano nei tempi biologici della civiltà industriale, ma in quelli geologici del pianeta nel suo insieme, sulla scala dei milioni di anni. In altri termini, nel processo di combustione, in grado di produrre energia a basso costo e ad alto rendimento, il carbonio fossilizzato nella litosfera sotto forma di riserve di idrocarburi si libera nell’atmosfera in tempi brevissimi, sotto forma di CO2, mentre la naturale trasformazione inversa, dall’atmosfera alla litosfera, richiede intere ere geologiche. Ciò significa che, nell’era industriale, il ciclo del carbonio, non soltanto alla base del rinnovamento delle riserve di combustibili fossili, ma soprattutto responsabile primario della nostra evoluzione prospera sul pianeta, è stato spezzato.In tal senso, il cambiamento climatico non è altro che la  manifestazione della rottura di un prezioso equilibrio biogeochimico globale e del passaggio ad un nuovo regime, decisamente meno favorevole per noi e per i nostri simili[1].

La civiltà fossile oggi in crisi si è sviluppata in funzione di tre caratteristiche fondamentali del suo propellente essenziale: il petrolio. La prima è l’iniziale straordinaria abbondanza ed accessibilità delle riserve, perdurata per più di mezzo secolo a fronte di un aumento costante della domanda complessiva. In effetti, malgrado l’evidente finitezza delle risorse fossili, sino a qualche decennio fa, la disponibilità del petrolio era in crescita costante ed era dunque percepita come essenzialmente illimitata. Anno dopo anno, i cercatori di petrolio potevano, di fatto, affermare che le scoperte di nuovi giacimenti continuavano a superare la domanda globale. La seconda peculiarità del petrolio è la sua estrema versatilità, grazie alla quale il prezioso liquido ha letteralmente trasformato il nostro mondo. Dall’onnipresente plastica, ai fertilizzanti e pesticidi della rivoluzione verde, alla chimica farmaceutica, ai trasporti aerei intercontinentali, il suo utilizzo si è diffuso e condiziona oggi ogni aspetto della nostra vita.

La terza caratteristica fondamentale dei combustibili fossili, ed in particolare del cosiddetto ‘oro nero’, è la loro distribuzione non uniforme sul pianeta. L’attuale dominio economico, politico e militare americano è strettamente connesso alla  pionieristica scoperta dei primi giacimenti in patria e all’utilizzo precoce delle enormi potenzialità del petrolio, avvenuti a partire dalla fine del XIX secolo. Più in generale, l’intero scenario geopolitico globale può essere tradotto in funzione della collocazione geografica delle riserve petrolifere e della storia del loro sfruttamento. Ciò appare ancora più evidente nella transizione attuale dall’era dell’abbondanza, in termini di quantità totale e di accessibilità, all’era della scarsità: negli ultimi anni, per ogni nuovo barile di petrolio scoperto se ne estraggono circa quattro (EIA 2004). Intale fase critica, la corsa all’appropriazione delle risorse esistenti si traduce sempre più di frequente in conflitto aperto.

Le prime due caratteristiche del petrolio, abbondanza e versatilità, hanno insieme contribuito ad aumentare esponenzialmente la capacità della nostra specie di spostare e trasformare materia ed energia al livello locale e globale, ovvero hanno incrementato in modo sostanziale la potenza dell’agire umano sul pianeta. La civiltà fossile, dal carbone della rivoluzione industriale, al petrolio del ventesimosecolo, è dunque fondata su un utilizzo di grandi quantità di energia in tempi ridotti, ovvero su un modello di produzione e consumo energetico ad alta potenza.

Inoltre, la distribuzione non uniforme nei tempi di scoperta e nella collocazione geografica delle riserve, in un sistema geopolitico fondato sulla massimizzazione del profitto economico, ha contribuito a determinare una struttura energetica di produzione e distribuzione fortemente centralizzata, ovvero gestita da pochi attori economici.

Complessivamente dunque le tre caratteristiche fondamentali del petrolio hanno determinato l’insorgere di un sistema energetico fortemente centralizzato, molto poco resiliente, essenzialmente iniquo, ed infine ad alta potenza, con un conseguente elevato impatto socio-ambientale. Con l’approssimarsi della scarsità di risorse da un lato – e dunque di una drastica diminuzione del rendimento energetico e della resa economica – e con l’inasprirsi dello scenario climatico futuro dall’altro, la necessità di abbandonare il petrolio e più in generale i combustibili fossili si fa sempre più chiara ed urgente.

A cura di Alice Benessia, Maria Bucci, Simone Contu, Vincenzo Guarnieri.


[1] Rimandiamo al documento “aria come oggetto politico” per maggiori dettagli.





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